Uno dei problemi principali da scardinare è il pregiudizio, spiega la Dott.ssa Provenzano, nei confronti di queste persone che” vengono percepite ancora come i diversi dalla società: questo ci ha creato grandi resistenze. Per cui sì, è stata veramente faticosa questa ricerca e quando siamo riusciti a trovare tre unità immobiliari – anche se in realtà il progetto ne prevedeva quattro – le abbiamo prese anche di fronte a importi abbastanza esosi”.
Nell’arco di un anno sono state circa venti le persone che hanno lasciato i poli per approdare nei tre appartamenti #housingled dove vivono con altri coinquilini che hanno un passato in comune. Su 20 persone, 10 sono riuscite a fare lo step finale del percorso: trovare una stanza o una #casa in autonomia. Le altre dieci persone, invece, stanno riscontrando una enorme difficoltà a trovarla sia a causa della loro nazionalità – poiché permane un pregiudizio diffuso tra i proprietari di casa nei confronti delle persone non italiane – sia a causa dell’emergenza abitativa: non ci sono case da locare nel lungo periodo o senza garanzie imponenti.
A volte non basta avere un contratto di lavoro, una busta paga come garanzia per dare in locazione il proprio appartamento e altre volte i proprietari di immobili non sono a conoscenza del fatto che, tra i servizi del Comune di Palermo per il contrasto alla grave marginalità adulta e e dell’abitare, si può fare riferimento all’Agenzia sociale per l’inclusione per azioni di sostegno all’affitto.
Come spiega Alessandra Alotta, assistente sociale presso la Fondazione San Giuseppe dei Falegnami, realtà partner di progetto: “non mi piace parlare di questo aspetto, non mi piace rassicurare i proprietari di casa riguardo al fatto che dietro la persona possa esserci, quale garanzia, l’Agenzia sociale per l’inclusione o i servizi istituzionali; a dare la garanzia dovrebbero essere loro [le persone senza dimora] i quali, dopo avere vissuto un periodo nei poli, dopo avere riacquisito indipendenza e fiducia verso l’altro, non solo sono pronti, ma vogliono vivere da soli perché, come dicono loro stessi: “io lavoro, quindi io voglio pagare la casa!”.
A Palermo, l’emergenza abitativa, quindi, non è solo una preoccupazione che riguarda tutte le persone, dalle più alle meno abbienti, e che andrebbe affrontata in modo strutturale, ma è anche una questione che oltre a ledere la dignità del lavoro, scalfisce la dignità di quella persona che in passato, per svariate ragioni, la sua dimora l’ha persa ma che oggi ha tutte le carte in regola per riaverla.